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NATALIA SANCHEZ: START UP E BUSINESS PARTENDO DAL SUDAFRICA

Non sempre per entrare in un mercato grande bisogna partire dal punto più vicino. Per entrare nell’enorme mercato africano, per esempio, è bene partire dal suo punto geograficamente basso, il Sudafrica.

Il Paese è stato messo sotto i riflettori internazionali per gli scandali politici di questi due anni, e per i Mondiali di calcio del 2010. Ma è la seconda economia africana (dopo la Nigeria), ha una platea di start up e di investitori internazionali di tutto rispetto, ed è il più grande hub finanziario del continente.

Per avere i dettagli ci siamo rivolti a Natalia Sánchez Herrera, Managing partner e fondatrice di Kili Partners, una società di consulenza che conosciamo molto bene, e che fa da ponte in molti business tra l’Europa e l’Africa, perché oggi, anche per l’Italia, una delle vie migliori per l’accesso al continente è proprio il SudafricaUn Paese molto fertile per start up e venture capitalist, come per chi punta su macchinari industriali, logistica, trasporti, manifattura, retail.

Intervista estratta dal business report privato 11 note di Intelligence Economica di Company | Note.  

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Sudafrica – Il Sudafrica è entrato nelle cronache attuali per gli sconvolgimenti politici di questi mesi: la fine dell’era Zuma e l’inizio della presidenza di Ramaphosa. Ma la sua economia come funziona?

Il Sudafrica è la seconda più grande economia dell’Africa; ed è anche la più industrializzata e diversificata economia del continente. Ha infrastrutture sviluppate, la più ampia rete aerea, portuale e ferroviaria, e un settore finanziario e bancario strutturato. Per questo non c’è da stupirsi se molte multinazionali scelgono il Sudafrica come porta d’accesso al continente.

Va anche detto che il Paese ha un mercato del lavoro molto rigido, prezzi dell’elettricità alti, un sistema educativo molto debole, e un livello di disoccupazione del 26%. La corruzione e la cattiva gestione manageriale dell’amministrazione Zuma hanno poi influito negativamente sull’economia; inoltre le aziende statali che forniscono infrastrutture e servizi importanti versano in cattive condizioni, anche se il rating del Paese dato da Moody’s è stato portato da negativo a stabile, dando un segnale di fiducia alla nuova presidenza di Ramaphosa, dopo le dimissioni del precedente Presidente Zuma.

Politica – Il cambio ai vertici politici cosa comporterà dal punto di vista economico?

L’impatto della gestione dell’amministrazione precedente è stato molto forte: gli scandali finiti sui giornali internazionali non hanno coinvolto solo il Governo sudafricano, ma anche le aziende private e le multinazionali.

I mercati hanno però reagito in maniera positiva all’arrivo della nuova leadership politica del partito ANC (African National congress) e del Presidente Cyril Ramposa. La moneta (rand) si è rafforzata così come la fiducia degli investitori è cresciuta. Anche se si tratta di un ottimismo prudente, dato che le vicende negative del recente passato hanno corroso le istituzioni a livelli molto alti e con attori che sono ancora in gioco. In ogni caso il Paese ha grande bisogno di investimenti.

Continente – Come si rapporta e che relazioni economiche ha il Sudafrica con l’intero continente? Quali business la connettono con l’Africa?

Il Sudafrica ha un ruolo decisivo nel continente, dal punto di vista economico ma anche politico. Trovandosi nel SADC (Southern Africa Development Community) il paese ha accesso a un mercato di 277 milioni di persone.

Ci sarebbe poi in gioco un’altra area di libero scambio, la CFTA (Continental Free Trade Area), che terrebbe insieme 54 paesi africani con una popolazione di 1,2 miliardi di persone ed un PIL di 3,4 trilioni di dollari. Alla fine di marzo, 44 leader africani si sono incontrati a Kigali, Rwanda, per firmare il trattato CFTA e per creare il più grande mercato comune del mondo dopo il WTO. I governi dovranno ratificarlo entro i prossimi 6 mesi. Una grande opportunità per il commercio intra-africano – ancora a livelli troppo bassi.

L’economia sudafricana è la più strutturata e articolata nel continente e nonostante estenda i propri business in molti Paesi, la sua presenza non è così prevalente come si pensi. Le attività pan-africane più consistenti sono la MTN (tlc), la Standard Bank e la Shoprite (retail).

Estero – E con gli altri? Quali sono i Paesi che fanno più affari con il Sudafrica?

In ordine la Cina, gli Usa, la Germania, il Giappone e l’India. Tramite il SADC il Sudafrica ha un accordo di libero scambio con l’UE e proprio il Sudafrica è il più grosso partner commerciale africano dell’UE, con esportazioni in crescita per quantità e diversificazione, dalle commodity ai prodotti finiti: combustibili, prodotti minerari, macchinari e prodotti per il trasporto e altri semilavorati. Mentre l’export europeo verso il Sudafrica è prevalentemente composto da macchinari e attrezzature per i trasporti e prodotti chimici.

Cina – Le imprese cinesi in Africa sono davvero così brutte-sporche-cattive come vengono dipinte? Che ruolo ha l’impresa asiatica nel Continente e in Sudafrica?

La Cina è oggi il più importante partner economico dell’Africa e la si trova ovunque. Le relazioni tra Cina e Sudafrica sono ancora più strategiche e solide attraverso i BRICS, che le includono. Contrariamente al pensiero comune, la presenza della Cina in Africa non è solo quella a trazione pubblica che porta i grandi progetti infrastrutturali. Ci sono oltre 10mila imprese cinesi in Africa e il 90% sono private, e operano nella manifattura, nei servizi,  nelle costruzioni e nell’immobiliare.

Nella manifattura, McKinsey stima che il 12% della produzione industriale africana – valutata 500 miliardi di dollari l’anno – è in mano ad aziende cinesi. Nelle infrastrutture la Cina detiene il 50% del mercato contract della costruzione; una presenza cresciuta diversi miliardi di dollari l’anno fino al 2015, quando la Cina ha promesso investimenti per 60 miliardi di dollari in progetti, legati allo sviluppo dell’economia locale.

È pur vero che le questioni ecologiche e del lavoro hanno bisogno di attenzione e cambiamento, in ogni caso l’apporto cinese è nel complesso positivo. La Cina contribuisce allo sviluppo di molti settori e soprattutto è un partner economico molto agile in tutto il continente.

Italia – Quali e quante aziende italiane ci sono? In quali settori sono attive? Ci dica 3 settori da tenere d’occhio per le aziende italiane.

L’Italia è uno dei principali partner commerciali del Sudafrica. Oltre alle molte Pmi ci sono anche i player più grandi, come Eni, Ferrero, Parmalat, Enel. Noi lavoriamo con aziende italiane di vario tipo: del settore della sanità, dell’agroalimentare, del packaging, dell’arredo e del design e della meccanica e dei beni strumentali.

Nel Paese ci sono opportunità molto buone per prodotti e servizi di alta qualità, che offrono vantaggi competitivi, e l’avere accesso tramite il Sudafrica al mercato SADC è un punto di favore. Molte aziende sono partite da qui per poi entrare in Botswana, Namibia, Mozambico, Zambia passando per partner e progetti sudafricani.

In totale il commercio tra Italia e Sudafrica pesa 34 miliardi di euro l’anno e siamo sicuri che continuerà a crescere. I settori più interessanti da tenere d’occhio nel Paese sono quello dei macchinari e della meccanica industriale, della manifattura, della logistica, dei trasporti, e anche del retail.

Giovani e mercato – In Sudafrica quanto contano e che ruolo hanno i giovani nell’economia?

Sfortunatamente i giovani sudafricani affrontano sfide notevoli: la disoccupazione giovanile è del 25% la qualità dell’istruzione non è abbastanza alta. Il sistema educativo sudafricano è infatti molto debole a livello internazionale, specialmente per la matematica e le scienze. Questa è ovviamente la realtà nazionale. Poi ci sono aree di eccellenza specifiche con talenti e dinamismo; abbiamo innovatori e imprenditori eccezionali. Non è una notizia che Cape Town e Johannesburg siano internazionalmente considerati hub di innovazione e punti centrali per il continente.

World Cup – Nel 2010 il Paese ha ospitato i Mondiali di calcio. Che eredità economica hanno lasciato?

Due eredità principali: le infrastrutture di trasporto e il consolidamento del Paese come destinazione turistica. I Mondiali hanno dato una spinta decisiva a tutti quei progetti che per anni erano fermi. Sono state terminate, potenziate o anche costruite da zero molte vie di collegamento, come la Gautrain, un sistema ferroviario di 80 km nella provincia del Gauteng che ha realmente cambiato e migliorato la viabilità nella provincia, ed è utilizzata da oltre 66 mila passeggeri al giorno.

Per il turismo, i Mondiali hanno dato vita a una piattaforma di promozione e da allora, il numero dei turisti internazionali è cresciuto ogni anno, così come il contributo del settore al PIL (nel 2017 del 9,4%).

Sanità – Poche settimane fa avete partecipato all’Africa Healthcare Summit di Londra: è un settore interessante per l’Africa nel suo complesso, con quali prospettive?

Quello della salute è un settore in forte cambiamento in tutto il continente, con enormi opportunità di crescita, valutato per circa 35 miliardi di dollari in Africa. C’è infatti una grande domanda di sanità accessibile e investitori e aziende possono contribuire a migliorare l’ecosistema complessivo, l’accesso e la distribuzione, con una visione di lungo periodo.

Uno dei trend più importanti è l’health tech. L’utilizzo delle tecnologie per facilitare la distribuzione è un fattore decisivo di cambiamento in una regione in cui le infrastrutture fondamentali sono ancora poco sviluppate e i costi sono ancora il problema principale. In molti Paesi ci sono start up e aziende strutturate che stanno proponendo soluzioni di mobile-health, sfruttando gli smartphone per la diagnostica. Oppure i droni per la consegna di farmaci e sangue, come quelli dell’azienda Zipline in Rwanda.

Le soluzioni di questo tipo sono molto importanti perché il turismo sanitario che parte dall’Africa è ancora molto rilevante. I Paesi africani perdono milioni di dollari perché le persone si recano all’estero per farsi curare (in USA, Europa, India, Sudafrica). C’è quindi spazio per sviluppare centri specializzati in diagnosi e cura, in collaborazione con partner locali. Stiamo lavorando proprio con un cliente italiano, una PMI del settore diagnostico già presente in Sudafrica che sta ora puntando alla Nigeria e al Kenya.

Anche dal lato della manifattura sanitaria c’è una forte necessità di sviluppo. I governi offrono infatti degli incentivi molto attrattivi nel settore per agevolare l’insediamento di industrie farmaceutiche.

Infrastrutture – Le infrastrutture sono ancora uno dei nodi centrali dello sviluppo africano. Che spazi di business ci sono nel settore e cosa porteranno?

Restano una delle sfide più importanti in Africa perché la regione ha un deficit molto severo: l’African Development Bank ha stimato di recente che in continente ha bisogno di 130 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture ogni anno. L’argomento è vasto e i protagonisti esteri sono tanti, molti dei Paesi emergenti.

Il leader indiscusso è la Cina, che realizza annuali investimenti in infrastrutture per 14 miliardi di dollari e si fa carico della parte maggiore dei finanziamenti e dello sviluppo dei progetti infrastrutturali della regione.

Nei trasporti, per esempio, i maggiori progetti ferroviari in Kenya, Etiopia, Tanzania, Nigeria e Angola sono finanziati e realizzati dalla Cina. Sono passati i tempi in cui l’Occidente era protagonista. Ora c’è notevole diversificazione di investitori e partner e il panorama è molto più competitivo.

Start up – Ci dica 3 start-up da tenere d’occhio in Africa?

Farmcrowdy in Nigeria: la sua piattaforma digitale connette gli investitori agli agricoltori attraverso pacchetti di sponsorizzazioni che puntano a finanziare parti dei loro investimenti. Ha già raccolto un milione di dollari da vari investitori, tra cui Techstars, Cox Ventures and Social Capital. L’azienda sta per lanciare un altro round di finanziamento a cui guardiamo con attenzione.

The Sun Exchange è invece sudafricana. Consente ai suoi utenti di raccogliere finanziamenti per progetti di produzione di energia solare in Africa utilizzando il Bitcoin e consentendo molta trasparenza e riducendo i costi delle transazioni cross-border. Ha raccolto 1,6 milioni di dollari, ed è stata selezionata da Architaly Green Energy DMCC (l’ufficio di Dubai dell’azienda italiana Architaly) per finanziare la produzione di un megawatt (MW) del per le migliori istituzioni scolastiche in Dubai.

Yoco, in Sudafrica, con il suo sistema POS (point of sale) consente ai piccoli imprenditori di accettare pagamenti con la carta di credito e sta così potenziando molti piccoli business. Ha raccolto dall’americana Quona Capital e dall’olandese Velocity Capital per espandersi anche all’estero.

Start up e VC – Quali sono i settori che attirano più investimenti e quindi sono più monitorati dai venture capital?

ICT, salute e scienze della vita, servizi alle aziende e ai consumatori In questi settori le aziende sudafricane stanno creando soluzioni per rispondere alle sfide locali. Se riusciranno nel loro intento, il tasso di adozioni delle soluzioni e il relativo impatto potranno essere notevoli.