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Perché Goldman Sachs è andata in Polonia. E anche noi…

Un breve reportage informale sul perché la Polonia mi è sembrato un buon posto per fare affari. Partendo dal food.

Da leggere ascoltando Ajde Jano (di Nigel Kennedy e i Kroke, gruppo polacco di Cracovia nato nel 1992).

 


 

Siccome va bene scrivere e parlare di economia, ma poi bisogna anche fatturare, metto giù qualche nota informale del viaggio che ho fatto in Polonia dall’11 al 13 settembre, con Matteo Campari (da Varese) e Jacopo Brioschi (da Monza).

Il motivo del viaggio era il mercato del #food, ma andare in fiera dalle 10 alle 17 mi ha consentito comunque di vedere dove va il paese.

Intanto la scelta.

-> La Polonia è entrata nei radar perché s’è fatta una congettura di questo tipo: se i Paesi dell’Est (partendo dall’Europa) stanno consolidando quello che hanno fatto negli ultimi dieci anni, val la pena piantare una bandierina proprio dove loro vanno “a vedere l’Occidente”.

-> La Polonia, quello più veloce tra tutti, non è solo un ottimo fornitore per meccanica e tessile tedeschi, ma una piattaforma di consumo.

FOOD

Cominciamo dal settore che è stato il motivo del viaggio: l’agroalimentare, che ha dato segnali interessanti.

Il “movimento” in fiera (Warsaw Food Expo 2019: fiera piccola, con un sito anni 2000) è stato elevato, e avvicinandosi al sabato sono via via cresciute le visite di non-operatori, replicando anche per i visitatori polacchi l’effetto #EXPO Milano: sono venuti a vedere il food globale; questo benché la fiera sia piccola, con pochi operatori extra UE.

Come previsto (quindi bene la scelta di andarci) gli operatori in cerca di affari sono arrivati da tutto intorno: Bielorussia, Ucraina, Romania

L’interesse maggiore è stato per i prodotti di “piccola taglia”, quelli riconoscibili e facilmente fruibili (si capisce subito come mangiarli).

Questo perché non c’è ancora una vasta cultura del cibo italiano (scelto comunque per primo tra quelli stranieri), quindi risulta più facile comporre pacchi con piccole porzioni per proporre al consumatore un’esperienza completa, senza che sia lui a fare abbinamenti.

Anche se la proposta estetica dei prodotti dei concorrenti stranieri è ancora ferma agli anni ’90, per colori e font, si è scoperto che è il packaging quello che spinge l’ultima mossa di assaggio/acquisto.

Infatti, sono state pochissime le domande relative ai prezzi (informazione dall’alto valore segnaletico). Mentre è stata più evidente la curiosità espressa per le caratteristiche dei prodotti o per scatole e format estetici.

BIO

Anche qui, al netto delle certificazioni o degli appellativi, tira forte il bio, in tutte le sue associazioni mentali, ovvero naturale, organico, veg, healthy, etc..

Qui va una menzione speciale per i fanatici del Made in Italy tout court: nessuno si è entusiasmato davanti alla parola Madeinitaly, anche se detta più volte, e nessuno conosce, né chiede, di termini Doc – Docg e similia…prendere nota.

TEMPI E MODI TRA CENTRO E PERIFERIA

Anche qui metto in fila alcune analisi veloci ed informali fatte tra la città e la periferia (dove si trovavano la fiera e l’aeroporto).

In città il traffico è elevatissimo, in particolare nelle ore di uscita pomeridiana (intorno alle 17.30). Quindi (think about pubblicità e media), il tempo passato in macchina o sui mezzi è molto, per uscire dal centro.

I mezzi pubblici arrivano sempre, ma si fa qualche codina perché arrivano tutti in ritardo, basta immaginare ogni orario allungato di 15/20m…

In centro sono diffusissimi gli store alimentari 24/7, così come le catene internazionali.

Pare che anche qui il retail brick&mortar senta la fisiologica pressione, e la concorrenza forte, dell’eCommerce.

Il personale (negozi e caffè) è molto gentile ma anche molto spiccio. La cordialità sembra infatti lasciata un po’ da parte per privilegiare l’efficienza e gli impegni: abbiamo da fare.

Di sera emergono le lentezze ed le abitudini e del paese dell’est: no carta di credito, lunghe attese, si beve.

Di mattina si comincia presto: negozi (anche di abbigliamento) e chiese (!) sono già aperti alle 8.30.

COSA ANNOTARE

Una grande assente dalla strada e dal discorso al bar: la politica. Qui politica significa storia. Non fa discutere la scelta attuale o la politica del tg delle 20, ma la politica che si porta nei racconti dei padri. Infatti, c’è una visibile frattura generazionale concentrata su un dibattito interessate: ricordarsi cosa è accaduto o rimuovere e correre velocemente verso il futuro? I giovani stanno dalla seconda parte della domanda…

A proposito di giovani. Abbiamo incontrato qualche studente universitario che si è sciroppato 8h di fiera perché “solo lì potevo incontrare 4 delle 40 aziende del settore in cui mi sto laureando”. E qui sono scattate le varie domande sui nostri neolaureati e la loro propensione a recarsi ad una fiera per battere il marciapiede (tra l’altro in un comparto che dovrebbe essere un pezzo forte dell’economia italiana come “la certificazione agroalimentare”).

Tornando ai consumi, “aspirazione” è la parola con cui descriverei meglio il mercato polacco che ho visto. Pur essendoci ancora tanta differenza tra città (moltissimi palazzoni “moderni” in vetro e acciaio in costruzione) e provincia (campi di patate e ortaggi e casette due-finestre-sotto-e-due-finestre-sopra) il Paese sembra in corsa.

E sta cercando di capire come consumare. Aspira ad uno status nuovo, quindi spende, ma non sa ancora come spendere, vestirsi, mangiare, per sentirsi realizzato.

Di questa ricerca del gusto mi è restata in mente una cosa: il nostro hotel era in una delle belle piazze del centro. Ermenegildo Zegna a sinistra, Tod’s e Hogan a destra, davanti Starbucks. E nel mezzo uno store di Audi di due piani, di quelli che costano qualche milione di euro per realizzarli. Le tre auto esposte non erano berline, ma super sportive: una di un azzurro pastello, una gialla fluo, e l’altra rosa.

Qualche altra annotazione che mi sembra importante:

Da prendere con le pinze. La visita-lavoro è stata di soli tre giorni, quindi si è visto un millesimo del tutto perché si è lavorato (e con risultati, e prosciutti e panettoni tagliati, vd. foto). Ma si è visto qualcosa.

Quello che non ho visto io l’ha visto Goldman Sachs, che sta arrivando in Polonia con diverse decine di professionisti (a gennaio le posizioni aperte erano 72…).

Antonio Belloni


Ps: a proposito di Europa, commessi e taxi preferiscono i contanti alla carta, e se devono scegliere preferiscono gli euro (che non sono moneta nazionale).

Pps: “la gente” conosce Bergamo perché Orio è il “loro” gate per l’Europa.

Morale? Il packaging, e gli aeroporti, sono importanti.

#business #intelligence #export #retail

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