Oggi dove siamo

Il grande mercato della silver economy

La silver economy abbraccia i consumi delle fasce più anziane della popolazione; una fetta di mercato che nei paesi occidentali cresce sempre di più.

Rappresenta una terza età attiva e dinamica che ha un ottimo rapporto con lo sviluppo tecnologico, cui è disposta ad affidarsi per la salute, le relazioni e l’entertainment.

Per questo motivo ed altri è un ottimo target per assicurazioni, banche, ed aziende dei settori food e turismo. Come ci racconta Vilma Scarpino, Ceo di Doxa.

 

 


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Ci può dare una definizione di Silver Economy?

Con il termine Silver Economy si intendono i consumi delle fasce più anziane di popolazione e molti sono i mercati e i settori che traggono vantaggio dalla crescita della quota di questa popolazione. Se ad oggi gli over 60 pesano poco più del 20% della popolazione supereranno il 30% nel 2050.

 

Avete realizzato una ricerca recente proprio sul tema “senior”. Di che fascia di età parliamo e da quante persone è composta questa categoria in Italia?

Va detto innanzitutto che è difficile riuscire ad identificare con la sola variabile “età” la categoria dei senior. Essa è infatti una variabile attualmente troppo debole per poterla considerare esaustiva. Gli studi qualitativi che abbiamo condotto sul tema e una recente ricerca realizzata in occasione del Summit di Singularity University in Italia ci hanno permesso di identificare un mix di tre fattori che si vanno ad aggiungere all’età anagrafica per definire la categoria dei Senior nell’accezione di target ‘dinamico’.

  1. Benessere psico-fisico: ben il 75% degli intervistati dichiara di avere uno stato di salute soddisfacente con addirittura un 19% che arriva a definirlo «ottimo». Tra i 71-80enni la quota di coloro che parlano di condizioni «compatibili con l’età» si attesta al 63%.
  2. Autonomia a 360 grandi: l’88% degli italiani over 60 è solito svolgere da solo visite mediche ed esami, l’86% si occupa direttamente della spesa di tutti i giorni e l’84% esegue in autonomia i lavori domestici di uso quotidiano. Non solo. Addirittura il 64% dei senior fa attività fisica regolare, percentuale che si attesta al 55% tra i 76-80enni.
  3. Focus sulla socializzazione: famiglia e amici hanno una importanza strategica per gli over 60. Il 71% vive con il proprio partner (moglie o marito), l’85% ha figli e il 65% nipoti. Poco meno della metà vede o sente i figli tutti i giorni. Per quel che concerne gli amici poi il 41% è solito incontrarli «spesso», mentre il 34% li vede «quando capita».

 

Possiamo considerarla ancora una fascia di età di cui prendersi cura o qualcosa è cambiato?

I senior con i quali ci siamo relazionati, sembrano voler prendere le distanze dallo stereotipo della persona di cui prendersi cura. Si descrivono come persone attive, dinamiche, solari (in entrambi i decenni coinvolti). Essi stessi sono spesso impegnati in attività di movimento (praticano attività fisica 64%, fanno gite per stare all’aria aperta 56%), oltre che ricreative e di intrattenimento (70% leggono libri o quotidiani e riviste, 29% vanno al cinema/teatro o visitano musei).

 

Come viene considerato il fattore tempo da questa categoria demografica?

Si legge dai loro comportamenti e atteggiamenti un importante cambiamento: al di là del singolo dato, quello che emerge dalla ricerca Doxa è che gli over 60 vogliono sentirsi se stessi nonostante l’età che avanza. I più vogliono approfittare dell’opportunità offerta da una disponibilità di tempo maggiore per coltivare le proprie relazioni, realizzare ambizioni e progetti rimandati in passato e, perché no, sentirsi socialmente utili con piccoli lavori per la comunità o, ancora, con attività di volontariato.

I cambiamenti che avvengono nella loro vita, spesso l’uscita dal mondo del lavoro, seppur modificando i ritmi delle loro giornate, non vanno ad incidere sul loro modo di viversi. La qualità del tempo più che la quantità è l’elemento cruciale per rendere gli anni dalla maturità piacevoli e meritevoli di essere vissuti appieno.

 

Che rapporto hanno i senior con la tecnologia, il web, le app…?

Il rapporto con la tecnologia appare costruito nel segno della positività e della volontà di capire come poterla usare a servizio delle proprie esigenze. La quasi totalità degli over 60 italiani ha un cellulare e nel 48% dei casi si tratta di uno smartphone.

In altre parole:

  • ci sono oltre 6 milioni di device collegati a Internet in mano ai senior.
  • L’app più amata è WhatsApp, con un utilizzo che sfiora il 100%.
  • Di più. Il 39% del campione possiede e usa abitualmente un pc e un ulteriore 10% opta per il tablet.
  • Il ricorso a email e social network, è all’ordine del giorno, rispettivamente, per il 39% e il 24% degli intervistati.
  • Non solo. Chi è collegato a Internet nel 40% dei casi è solito leggere le notizie d’attualità online, nel 29% guarda i video su YouTube (29%) e nel 20% consulta le app e/o i siti dedicati ai propri hobby.
  • In generale, gli uomini sono sensibilmente più attivi online rispetto alle donne. Anche l’età è un fattore discriminante: se l’80% dei 60-65enni svolge almeno una attività online, la quota scende al 52% tra i 71-75enni e al 37% tra i 76-80enni.

Infine, qualche curiosità: due intervistati su 3 conoscono Google, Amazon e la tecnologia Wi-Fi. Mentre altri concetti prettamente tecnologici risultano sensibilmente meno noti ai più, soprattutto nell’età più avanzata. Nello specifico: poco più di un terzo dei 71-80enni conosce il significato di «Intelligenza Artificiale» e appena uno su 5 quello di «Touch Screen».

 

Quali sono le tematiche che più li impegnano/interessano?

Le tematiche che riscuotono più interesse sono quelle che rispondono ai loro bisogni. In primo luogo il bisogno di relazione con i famigliari più stretti, un desiderio di tenersi aggiornati. Ripensando al rapporto con la tecnologia salute e sicurezza sono le aree di maggiore interesse per le possibili applicazioni in futuro.

Il 57% infatti troverebbe molto utile potere «parlare con i medici da casa, visualizzando i loro volti e gli esami fatti» e il 48% indosserebbe volentieri «braccialetti in grado di rilevare le principali funzioni vitali». Ancora: il 50% vorrebbe avere dei «sensori in casa per la gestione delle utenze e la sicurezza».

In generale tra gli over 60 vi è una fiducia spiccata nell’innovazione digitale, per il 43% degli intervistati la tecnologia e le sue molteplici applicazioni migliorano e miglioreranno sempre più la qualità della vita di tutti noi.

 

E per quali tipologie di settori sono considerati target commerciali?

In considerazione della loro capacità di spesa e della volontà di trattarsi bene, sono molti i settori che dovrebbero considerare i senior come target commerciali.

In primis il mondo dei prodotti e dei servizi bancari e assicurativi. Il mondo della tecnologia di cui già si è detto è rilevante per loro: la familiarizzazione con device, app e oggetti “connessi” è un ambito di interesse crescente per loro e importante per sentirsi parte della contemporaneità.

E’ un target importante anche per chi opera nel mondo del turismo e dell’entertainment poiché hanno desiderio di muoversi, di viaggiare e di divertirsi.

Da non dimenticare la rilevanza per il mondo food che negli anni ha diversificato la propria offerta di prodotti dedicati ai senior che hanno a cuore il proprio benessere e che sono disposti a pagare un po’ di più per avere cibo di qualità.

 

Che tipo di cambiamenti dovrebbero adottare le imprese per approcciarli commercialmente?

Dovrebbero approcciarli evitando di riproporre lo stereotipo dell’anziano, ma riconoscendoli come terza età dinamica. Non proporre i prodotti e i servizi come supporti per senior, ma come strumenti di empowerment concreto ed emotivo per il target. Diffuso in altri Paesi anche l’utilizzo dei senior nelle comunicazioni commerciali quali testimonial.

 

Che rapporto hanno i senior con il lavoro: si sentono ancora attivi professionalmente, vorrebbero esserlo, come potrebbero essere coinvolti o che ruolo possono ancora avere per le aziende o per i colleghi più giovani?

E’ difficile generalizzare questo tema. Dipende molto dal tipo di lavoro che hanno svolto, da quanto tempo e da come lo hanno lasciato e dal tipo di impostazione che hanno dato alla propria vita da pensionato. Ci sono alcuni senior che faticano a sentirsi “fuori” dal lavoro e che in qualche modo cercano di mantenersi attivi lavorativamente, magari svolgendo le proprie mansioni da volontario in associazioni o enti benefici.

Per questi profili, potrebbe essere interessante ipotizzare un ruolo di mentoring nei confronti dei colleghi più giovani. Altri preferiscono una cesura netta e una volta in pensione considerano il lavoro come un capitolo chiuso della propria vita.


Antonio Belloni