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Gli ingredienti della rigenerazione urbana

L’economia circolare, la sostenibilità e la trasformazione dei modelli di business sono fenomeni che toccano il mondo dell’impresa. Ma anche la città e le sue aree hanno una trasformazione data da una seconda vita “dopo l’uso”.

E quando un utilizzo specifico perde la sua motivazione, anche un luogo può rinascere attraverso la spinta pubblica, la visione del privato e l’ingrediente del verde.

Senza abbandonare l’idea che anche la riqualificazione urbana vive di capitali e impresa, abbiamo raccolto le idee di Luca Bigliardi, esperto del settore, Ceo e fondatore dello studio di architettura Principioattivo.

 

 


Intervista estratta dal business report privato 11 note di Intelligence Economica di Company | Note.  

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Il concetto di rigenerazione urbana quando è nato? In che cosa consiste?

Negli ultimi 20 anni circa le città hanno cominciato a riprogettare i cosiddetti Vuoti Urbani nell’ottica dei cambiamenti sociali ed economici che stanno stravolgendo i concetti di mobilità, socialità e modalità di vivere la giornata e conseguentemente spazi e città stessa.

Per rigenerazione urbana si intendono quindi quelle azioni atte al cambiamento della città, sia essa la trasformazione di un vuoto urbano dismesso o la riqualificazione di edifici dismessi anche con cambio di destinazioni e di obiettivi di uso.

 

 

Recupero, riqualificazione, economia circolare, sostenibilità. Che grado di parentela c’è tra la questi concetti e quello di rigenerazione urbana?

Partendo dall’ultimo termine, sostenibilità, tutti i concetti presentati risultano collegati sia tra loro che al concetto di rigenerazione urbana.

Rigenerare un luogo o una parte di città prevede innanzi tutto un recupero o una riqualificazione di spazi ed edifici perseguendo un obiettivo di lunga durata ma al tempo stesso in modo consapevolmente adattabile.

Il progetto di rigenerazione e cambiamento deve prevedere un ritorno dell’investimento e una sostenibilità sia in termini economici – si parla a questo punto di economia circolare nel senso che gli investimenti nei cambiamenti urbani ritornano in termini di consumi e di migliore qualità della vita dei cittadini – ma anche in termini sociali e culturali

 

 

C’è un denominatore comune utile tra questi? Qualcosa che li tenga insieme e aiuti a dare una lettura più semplice e complessiva?

Quando si parla di città e rigenerazione urbana il denominatore comune è sempre uno: il cittadino. Quando un progetto riesce a creare collettività, a risolvere i problemi di molti e a creare socialità tra i cittadini, allora diventa un progetto di successo e la rigenerazione urbana ha raggiunto il suo obiettivo intrinseco.

 

 

In questo percorso, che ruolo ha il verde? È un ingrediente segreto, un’attrazione, un espediente per vivere in città senza pagarne gli effetti negativi?  

Il verde dovrebbe essere una costante, permanente presenza. Chiedere se il verde e la natura sono importanti all’interno della vita di ogni uomo è come chiedere se vivere in bianco e nero crei lo stesso stato psico emozionale di vivere a colori! Si può vivere senza, ma cambia sostanzialmente e radicalmente vivere “con” e “nel” verde.

Diventa un espediente comunicativo nel momento in cui il verde non viene creato per la collettività ma per il bene di pochi, quando è solo un maquillage estetico e non un obiettivo di programma. Il verde è l’ingrediente, non un ingrediente segreto, ma la costante per città sempre più a misura di uomo.

 

 

Qual è invece il ruolo del privato? Come si inserisce nella rigenerazione? Lo si responsabilizza, gli si danno dei compiti, gli si fanno costruire “pezzi” comuni di città?

Il privato dovrebbe essere l’attore. Il comune e le istituzioni dovrebbero essere i garanti e i progettisti della visione di insieme ma è il privato che dovrebbe essere l’attore principale:

  • è il privato che ha la visione concreta del mercato,
  • che ha il polso della situazione economica in prima linea,
  • e che al tempo stesso ha la capacità di portare o disporre di capitali e conseguentemente la necessità di trarne adeguati ritorni economici.

Sotto la supervisione e la programmazione degli attori pubblici (Distretti, quartieri, comuni, regioni, etc..) il privato può costruire e modificare pezzi di città non solo per un proprio individuale ritorno economico ma per un rendimento sociale della città stessa.

La gestione di un parco pubblico ad esempio può dare la possibilità al privato di investire in servizi migliori e superiori ai minimi garantiti dal comune, portando in cambio visibilità e comunicazione del proprio brand con una situazione win-win per le istituzioni, il mondo privato e i cittadini.

 

 

Come si manifesta la rigenerazione? Sempre per mano pubblica? Per iniziativa di Comuni e PGT? I quartieri o le zone in cui intervenire si scelgono o si manifestano spontaneamente?

Tendenzialmente la rigenerazione dovrebbe nascere per volontà pubblica o per una pubblica manifestazione di attenzione ad una zona o ad un edificio.

Non sempre però le istituzioni riescono a lavorare sul territorio con attenzione puntuale e pertanto va previsto un piano di rigenerazione organizzato e coadiuvato dalle istituzioni stesse, che devono essere elastiche e attive a dialogare con privati e fondazioni, che spesso propongono progetti di rigenerazione in quanto più presenti sul territorio e più coscienti delle necessità e dei bisogno locali.

 

 

Che ruolo ha la storia (anche economica o industriale) nella rigenerazione di una zona?

È una guida. È importante avere ben chiara la storia di un luogo e dei suoi abitanti, degli eventi di rilievo e dei luoghi comunemente riconosciuti per poter progettare nel rispetto di alcune invarianti. Al tempo stesso non è la storia che deve dare le linee guida della rigenerazione anzi, è proprio la storia che ha portato l’edificio o l’area a necessitare di rigenerazione, pertanto la storia diventa un elemento da cui imparare per migliorare ed evolvere.

 

 

Cosa può imparare un’azienda privata, da questi modelli di lavoro? E che ruolo può decidere di avere? 

Le aziende private dovrebbero essere attori proattivi in questo processo. Una città dove i cittadini vivono e lavorano bene, in armonia e in luoghi piacevoli, diventa una città che accoglie e consuma e conseguentemente una città attrattiva per le aziende private.

Pertanto i privati dovrebbero dialogare con comune e cittadini per cogliere occasioni date dalla rigenerazione: nuove aree su cui poter lavorare e far conoscere i propri brand, edifici e aree dismesse con valori di acquisto/affitto basso che possono essere riqualificati e portati a nuova vita.


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