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EMILIO GENOVESI: NESSUN CANDIDATO A SOSTITUIRE LA PLASTICA

(photo credit: designlibrary.it)

La plastica è entrata a gamba tesa negli argomenti economici di quest’anno. Quale sarà il suo futuro? Che conseguenze avrà sul sistema economico, sulla catena del valore di settore? Ci sono possibilità di sostituirla anche se è in ogni oggetto della vita quotidiana?

Da profani curiosi, l’abbiamo chiesto a Emilio Genovesi, Ceo di Material Connexion, un network internazionale che si occupa di consulenza su materiali e processi innovativi e sostenibili in tutto il mondo, e nella sede di Milano ha una library fisica di più di 5000 materiali

Intervista estratta dal business report privato 11 note di Intelligence Economica di Company | Note.

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Genovesi, quali input state ricevendo rispetto alle notizie sulla plastica di questi giorni?

Tralasciando l’aspetto socio-mediatico, dovuto alla ricaduta diretta del provvedimento legislativo sull’utente finale e ad una scarsa conoscenza del tema da parte dei consumatori, da un punto di vista industriale e produttivo l’entrata in vigore della normativa determina solo una variazione nella domanda clienti della GD. I produttori di sacchetti in HDPE o altri polimeri diciamo “tradizionali” (non bio-based) già avevano dovuto adeguarsi al bando precedente, quello cioè riguardante gli shopper, e in ogni caso la plastica tradizionale viene ancora impiegata per la raccolta delle altre frazioni di rifiuti urbani (laddove esiste il porta-a-porta) e comunque per il rifiuto generico.

Settori – Brevemente, quanti e quali sono i settori in cui la plastica è utilizzata?

Tutti. Direi che non esiste settore privo di materie plastiche. In EU e in ordine decrescente, le plastiche vengono impiegate negli imballaggi, in edilizia e costruzioni, nel settore automotive, elettronica di consumo e settore elettrico, comparto agricolo, poi elettrodomestici, mondo dell’arredo, segmento sport, settori salute e sicurezza, accessori, giocattoli, ecc.

Italia – Quali sono i distretti e/o le aziende italiane più coinvolte?

Per quanto riguarda i produttori, e similmente a ciò che avviene in altri settori, l’Italia è un paese di specialty, ovvero materie plastiche avanzate con formulazioni innovative e ad alte prestazioni, quali tecnopolimeri, biopolimeri, poliuretani. È inoltre ancora molto forte il comparto dei trasformatori (stampatori), anche qui caratterizzato da produzioni speciali, grande flessibilità, e realtà produttive medio-piccole.

Per quanto riguarda invece l’uso dei polimeri, l’Italia è il secondo Paese europeo per utilizzo di materie plastiche (il primo è la Germania – dato 2014), e i distretti coinvolti sono: la produzione di imballaggi primari e secondari, gli articoli per la casa e per la tavola, i casalinghi, il settore dell’arredamento per illuminazione, i mobili e i complementi di arredo di tutte le fasce, il settore automotive, le costruzioni, la cantieristica nautica e navale (che fa largo utilizzo di compositi con matrici polimeriche).

Evoluzione – Prevedete una “fuga” dalla plastica o un’evoluzione nel suo utilizzo? 

Dipende dai settori, ma tendenzialmente un’evoluzione nel suo utilizzo. Fare a meno delle materie plastiche oggi non solo non è viabile, ma non  nemmeno intelligente: per moltissimi applicativi, eventuali sostituti, oltre che non possedere caratteristiche  sufficienti in termini di performance, potrebbero avere un impatto (calcolato in termini di LCA) superiore.  Le plastiche sono materiali altamente versatili ed evoluti, capaci di soddisfare i requisiti di innumerevoli settori. Le criticità riguardano specialmente l’impossibilità, allo stato attuale, di eguagliare le plastiche in termini di caratteristiche fisiche e tecniche, varietà di tipologie disponibili o formulabili, lavorabilità, possibilità di ottenimento colorazioni ed effetti specifici, conferimento di qualità sensoriali, ecc.

Altri materiali – Quali sono i materiali che si candidano a sostituirla nel futuro? 

Nessuno, al contrario, se non le plastiche di generazione successiva. Anche qui dipende molto dai settori; è interessante l’evoluzione dei biopolimeri, dove si assiste ad avanzamenti rapidi nelle proprietà e quindi ad una potenziale estensione dei loro campi applicativi.

Altri usi – Quali sono invece i suoi utilizzi più innovativi?

In generale, tutte le plastiche con formulazioni che conferiscono loro proprietà di altri materiali (ad esempio, la conduttività, tipica dei metalli) mantenendo nel contempo le caratteristiche di versatilità dei polimeri, quali la facilità e rapidità di lavorazione solo per citarne una. Ad esempio, le plastiche conduttive per l’integrazione di componenti tecnologici, quali circuiti o elementi per la creazione di elementi interattivi; materie plastiche iniettabili con resistenze meccaniche assimilabili ai compositi; o le materie plastiche biocompatibili per uso medicale.

Inoltre tutti i filamenti avanzati per stampa 3D, ad es. a memoria di forma, autorinforzanti, autolubrificanti, retroriflettenti, comprensivi di nanotubi di carbonio o grafene, ecc.

Innovazione – In termini di produzione/utilizzo/ciclo di vita, a che livello di innovazione sono le aziende italiane?

Per quanto riguarda i produttori e i trasformatori, nel campo dei tecnopolimeri, biopolimeri ed espansi in Italia  esistono aziende di eccellenza; realtà non grandissime ma innovative, con prodotti e tecnologie specifiche.

Casi – Può citare qualche caso specifico?

Ne esistono diverse. Potremmo citare a titolo di esempio XL Extralight di FinProject, un materiale espanso ultraleggero utilizzato in settori molto diversi (dalle suole per calzature, ad accessori fashion, fino a pezzi di design), in cui l’azienda è stata in grado di innovare non solo nel prodotto, quindi da un punto di vista tecnologico, ma anche nella costruzione e promozione del brand, riuscendo a proporsi come prodotto specialty in un settore dove invece regna la commodity.

Materiali – Ci sono altri materiali che avvertono le “pressioni” del legislatore o dei consumatori per un’evoluzione o per una modifica del loro utilizzo?

Certamente. L’evoluzione nell’uso dei sacchetti di plastica è un esempio lampante: si è passati dagli shopper in plastica all’obbligo di shopper biodegradabili; poi si è visto che gli oxo e i foto-degradabili avevano impatto potenzialmente perfino peggiore dei sacchetti tradizionali e si è passati ai compostabili. La percezione stessa di ciò che è buono e di ciò che è cattivo viene spesso definito dalle normative.

In generale, il legislatore, soprattutto in ambito europeo, è particolarmente attento agli aspetti ambientali e quindi all’evoluzione delle normative in senso sempre più restrittivo per un numero sempre maggiore di componenti chimici, contenuti nelle materie plastiche ma non solo. Solo per citare alcuni esempi: c’è particolare attenzione verso il BPA (bisfenolo A), verso tutti gli agenti che rilasciano formaldeide, arsenico, ritardanti fiamma alogenati, verso i fluorurati, in particolare in campo tessile (dove vengono utilizzati per i trattamenti idrorepellenti, soprattutto nell’abbigliamento outdoor).

In alcuni settori, in particolare quelli più consumer oriented, spesso le aziende anticipano il legislatore proponendo e promuovendo in termini di marketing e comunicazione soluzioni alternative laddove c’è il sentore che vengano introdotte restrizioni. In altri, le normative guidano: si pensi ad esempio all’introduzione delle classi energetiche di edifici ed elettrodomestici, alle emissioni delle automobili o delle stufe a legna/pellet, ai sistemi, anche volontari, di valutazione del building come LEED, BREEAM, CasaKlima, ecc.

Investimenti – Il settore della chimica sta vivendo livelli record di M&A. Voi avvertite dei nuovi flussi di investimenti sui materiali, stimolati dalle evoluzioni recenti? In quale direzione specifica?

La nostra società non si occupa di analisi di tipo finanziario rispetto ai materiali. Ciò che abbiamo notato, in particolare nel settore della chimica bio-based, è uno spostamento rapido (aumento, discesa e trasferimento) dei valori di marchi e società, dovuti a tanti fattori, tra cui non ultimo la variazione del prezzo del competitor principale, ovvero il petrolio.

In questo settore segnaliamo anche un numero sempre maggiore di startup che sviluppano processi innovativi e cercano finanziamenti; e l’attenzione della EU, che finanzia, in diversi filoni, progetti.

Marketing – Oggi i media hanno – giustamente – gioco facile a presentare alcuni materiali come brutti-sporchi-e-cattivi. Quanto il marketing e la comunicazione possono aiutare le aziende ad avere consapevolezza sulla necessità di nuove soluzioni e i consumatori sull’utilizzo diverso dei prodotti?

In teoria, potrebbero; ma nella realtà i media non contribuiscono molto a fare chiarezza sugli effettivi impatti dei materiali, ma tendono piuttosto ad alimentare campagne un po’ estreme e a creare mostri che non necessariamente lo sono. In questo senso c’è una corresponsabilità nel creare una percezione negativa di materiali che se usati correttamente hanno caratteristiche invece di utilità.